U pirriaturi estraeva bianchissime moli di pietra, servendosi di cunei di legno inzuppati d'acqua, che, dilatandosi, allargavano gli spacchi del piccone provocando lo scorrimento del blocco di pietra, sui sottostanti strati di argilla. Il suo giorno di gloria fu quando, da Palermo ordinarono due blocchi smisurati per scolpirvi i leoni del Teatro Massimo: precedendo (" U PIRRIATURI ") un faraonico marchigegno di corde e di rulli, trainato da dieci cavalli, egli passò per le vie di Comiso, fra due ali di popolo, come un santo sulla vara. E si aprirono tutte le finestre.
“Ricordo degli antichi mestieri” Gesualdo Bufalino.
Storia della pietra di Comiso.
La pietra da secoli è stata fondamentale per lo sviluppo socio-economico di Comiso.
Da sempre indispensabile il suo utilizzo per qualsiasi attività costruttiva, dai muri a secco alle realizzazioni di masserie, ville, chiese, scalinate, strade, piazze, lavori pubblici e arte votiva.
Certamente si è potuto realizzare tutto ciò, oltre che per la competenza di architetti ed ingegneri, sopratutto grazie alla operosità ed ingegno di capimastri, scalpellini e scultori, per i quali la lavorazione della pietra oltre ad essere un sano e privilegiato modo di vivere, insomma uno “status symbol”.
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